“A Montalcino si produce vino da oltre 2000 anni”

Nel Medioevo gli statuti comunali regolavano la data di inizio della vendemmia mentre, durante l’assedio del 1553, il vino non mancò mai e Blaise de Montluc, alla difesa delle mura montalcinesi; per dissimulare le sofferenze”si arrubinava il volto con il rosso vino”. Secondo il bolognese Leandro Alberti (1550-1631), Montalcino è “molto nominato per li buoni vini che si cavano da quelli ameni colli”. L’auditore granducale Bartolomeo Gherardini, nella sua visita a Montalcino del 1676-1677, segnala la produzione di 6050 some di vino descritto come “vino gagliardo, non però in gran quantità”. Charles Thompson, nel 1744, scrive che “Montalcino non è molto famosa eccetto per la bontà dei suoi vini”.

Fu nella seconda metà dell’Ottocento che Clemente Santi, padre del Brunello di Montalcino, iniziò a studiare le potenzialità di un clone del vitigno sangiovese, il sangiovese grosso, localmente chiamato brunello, per via del colore particolarmente scuro degli acini. Successivamente intorno al 1860, il nipote di Clemente, Ferruccio Biondi-Santi (figlio di Jacopo Biondi e di Caterina Santi) iniziò a produrre un vino rosso dalle eccellenti qualità. Nel 1869 un vino prodotto con uve sangiovese grosso in purezza della vendemmia 1865 fu premiato con medaglia d’argento dal Comizio del Circondario. Fu il primo dei riconoscimenti ufficiali di quello che a partire dal 1966, anno di attribuzione della denominazione d’origine controllata, consolidato nel 1980 con l’assegnazione della denominazione d’origine controllata e garantita, è diventato uno dei vini italiani più famosi nel mondo, nonostante sia stato per molti anni un vino conosciuto ed apprezzato solo nei dintorni della zona di produzione. Proprio la sua fama internazionale l’ha portato ad esser uno dei vini maggiormente esportati all’estero, con prenotazioni ed acquisti da parte del mercato statunitense, russo e giapponese effettuate sin dalla vendemmia. Le enormi richieste hanno purtroppo anche portato alcuni produttori, tra il 2002 e il 2006, a violare le rigidità del disciplinare, e ad utilizzare uve non consentite, incorrendo così in sanzioni e conseguente compromissione della produzione colpita dai provvedimenti amministrativi. Un gran danno di immagine, oltre che economico, che si è superato con grande difficoltà anche se ormai si può dire che è una storia passata e che il Brunello è ritornato all’apice dell’apprezzamento in tutto il mondo.

1850

Vino rosso di gran classe dalle nobili origini, il Brunello di Montalcino fa ufficialmente la sua comparsa verso la metà dell’ottocento quando Clemente Santi, chimico e farmacista, opera una selezione del vitigno Sangiovese Grosso, il più indicato per produrre un vino di alta qualità.

1870

Già nel 1870 in una mostra a Siena vengono presentate le prime bottiglie di Brunello delle annate 1863 e 1865. Da questo momento in poi si susseguono gli esperimenti tesi alla ricerca di un vino superiore da invecchiamento.

1888

Le vendemmie del 1888 e del 1891 decretano il successo di questo vino che, per la produzione limitata, fino ai primi del ‘900 è conosciuto solo da una ristretta cerchia di intenditori.

1920

Negli anni venti e trenta sono ancora poche le aziende che imbottigliano regolarmente questo vino.

1945

Dopo la guerra, con il progressivo abbandono delle campagne, il Brunello torna ad essere un vino raro, difficilmente trovabile e dunque costoso.

1960

Negli anni sessanta con i contributi della CEE ed il rilancio dell’agricoltura, oltre al varo della legge sulla Doc, vengono nuovamente piantati i vitigni nella zona di Montalcino.

1966

Con la concessione della Denominazione di Origine Controllata e la costituzione di un consorzio di tutela, la produzione del Brunello compie un notevole passo in avanti, con la riconversione dei vigneti e l’ammodernamento delle cantine. Il Brunello inizia ad essere valorizzato e commercializzato, e nel giro di pochi anni nuove aziende si aggiungono a quelle che già operano sul mercato.

1980

Nel 1980 viene data al Brunello, per la prima volta in Italia, la Docg, prestigioso riconoscimento che segna un ulteriore avanzamento della notorietà nazionale ed internazionale.

Oggi

La zona di produzione di questo vino comprende l’intero territorio comunale di Montalcino (circa 24.000 ettari), delimitato dai fiumi Ombrone, Asso ed Orcia. Le caratteristiche geologiche del territorio si riflettono sui vini a seconda della zona di produzione.